Stefano Feltri: “I contribuenti italiani pagano un pezzo dello stipendio di Lukaku”

Romelu Lukaku sta tornando a Milano, ma i giornalisti italiani stanno letteralmente impazzendo. L’ultimo è Stefano Feltri che per quanto possa avere ragione, scrive un articolo totalmente a caso, visto che la storia del Decreto Crescita (pubblicato il 30 aprile 2019) non riguarda solo l’attaccante belga ma anche tanti altri giocatori, da Ibrahimovic a Cristiano Ronaldo. E stranamente il caro Feltri non scrisse nulla, invece lo fa oggi con tanti fazzoletti appoggiati sulla scrivania:

 

“Adesso Lukaku deve approdare a Milano prima che scada il primo semestre del 2022, in modo da poter dimostrare di essere stato in Italia per almeno 183 giorni nell’anno solare (dagli ultimi giorni di giugno, appunto, alla fine dicembre): la soglia minima per conservare il benefit. E qui entra in gioco la data-termine del 30 giugno. Da questo punto di vista, la permanenza londinese di Lukaku equivarrebbe a una sorta di periodo di vacanza all’estero. Certo, si tratta di un ragionamento forzato, nei fatti non è così. Ma dalla sua parte avrebbe le carte ufficiali, visto che ha conservato la residenza fiscale italiana. In caso di fallimento dell’operazione nei tempi previsti, dovrebbe restituire quanto ottenuto in precedenza, non avendo rispettato il parametro dei due anni consecutivi di lavoro prevalente in Italia. Superato l’ostacolo, però, c’è un elemento ulteriore positivo per le sue tasche. Essendo padre di un bambino potrebbe, per legge, estendere il beneficio per altri cinque anni. Se non volesse usufruire del “benefit genitori”, gli basterebbe comunque acquistare un immobile a Milano per garantirsi uno sgravio prolungato fino al 2028, quando compirà 35 anni. Con un bilancio di oltre 10 milioni di euro risparmiati nei versamenti Irpef.

 

Così i contribuenti italiani pagano un pezzo dello stipendio di Lukaku che torna all’Inter con lo sconto. Doveva servire a questo il decreto crescita?”, conclude.

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