Marotta: “Presto le nuove riforme in A. E sul caso Gnonto faccio una denuncia in modo concreto”

L’amministratore delegato dell’Inter Beppe Marotta ha parlato ai microfoni di Radio Rai nel corso della trasmissione Radio Anch’io Sport facendo il punto anche sulle riforme in Serie A e della battaglia legale tra Lega e Figc. Queste le sue parole:

“Il rapporto con la Figc deve essere positivo. C’è soddisfazione per il parziale accoglimento del ricorso e questo dimostra la fondatezza delle nostre obiezioni in merito a una misura inopportuna non certo nel merito perché siamo favorevoli alla trasparenza, ma con modi e tempistiche diverse. Soprattutto per gli effetti retroattivi sulla gestione in corso. La strada intrapresa dalla Federazione è quella giusta, ma bisogna considerare la situazione in cui versano le società”.

LE NUOVE RIFORME

“Credo presto. Dobbiamo eliminare la litigiosità che è diventata la grammatica di un’intera classe dirigenziale – sottolinea Marotta -. Serve un cammino comune, nuove forme di ricavo, la valorizzazione delle risorse come i diritti tv esteri. Rispetto alla Spagna abbiamo un quarto dei ricavi, rispetto all’Inghilterra circa un ottavo. Si parla di media company: non c’è alcuna preclusione ma serve un’analisi approfondita della proposta. Servono riforme. Quella dei campionati, l’area professionistica è troppo ampia, il semi-professionismo può aiutare le realtà di provincia. Oggi la Serie A versa 120 milioni di mutualità alle serie minori. Siamo fanalino di coda anche nelle infrastrutture. Negli ultimi dieci anni in Europa sono stati fatti 153 nuovi stadi, in Italia due. Il sistema è da rinnovare”.

LA CRESCITA DEI GIOVANI

“In Italia siamo in grande difficoltà. Eravamo tra le prime in Europa in termini di fatturato e vittorie all’inizio dei 2000. Adesso la prima italiana è la Juventus ed è tra l’ottavo e il nono posto. Le nostre possibilità di spesa sono limitate. Il calcio ha subito un profondo cambiamento, si è passato dal mecenatismo di Berlusconi a Moratti al modello attuale in cui ci sono delle società di intrattenimento. Il calcio non aveva badato a spese, oggi invece la sostenibilità è alla base dell’azienda. Il nostro è un campionato di transizione. Lukaku è un esempio: è arrivato due anni fa e poi è stato attratto dal Chelsea ed è partito. Dobbiamo fare necessità virtù. Far giocare i giovani è una realtà importante, ma le pressioni in Italia sono ancora troppo alte per dar spazio nelle grandi realtà ai nostri giovani”.

IL CASO GNONTO

“E’ una denuncia che faccio in modo concreto. In Italia dal punto di vista legislativo è mancato lo strumento che viene definito apprendistato. Adesso siamo arrivati a questa conquista che permette che i giocatori allevati fino a 16 anni non hanno la facoltà di andare all’estero senza dare alcuna retribuzione e in maniera incontrollata”, ha concluso Marotta.

Radio Rai

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE:

Il prezzo di Bremer è un circo totale. La Gazzetta è passata da 30 a 50 mil

ARTICOLI CORRELATI
- Advertisment -