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De Boer: “De Vrij un difensore fantastico, un leader nato come Bonucci”

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Frank De Boer torna a parlare dell’Inter. L’ex tecnico nerazzurro è stato intercettato dai microfoni di SportMediaset. Queste le sue parole:

“Le partite dell’Inter le guardo sempre e con piacere. In questi tre anni ha fatto delle stagioni fantastiche: vinti due scudetti e raggiunta una finale di Champions League che avrebbe meritato anche la vittoria. Per me l’Inter è un club fantastico e spero continui a fare bene. Quando ho lasciato io nel 2016, se la memoria non mi inganna, sono arrivati altri tre o quattro allenatori e le cose continuavano a cambiare sempre, poi arrivò Antonio Conte e da lì cambiò tutto. Da quel momento è cominciato un bel periodo per i nerazzurri e spero tanto che l’Inter resti sempre al top. In squadra ha tanti giocatori top, mi piace molto Lautaro Martinez e adoro guardare la squadra mentre gioca”.

De Boer ha parlato anche dei due olandesi dell’Inter: Stefan De Vrij e Denzel Dumfries: “Sapevo che Denzel aveva qualche piccolo problema con il rinnovo del contratto. L’Inter cambia spesso a destra, perché a volte parte Dumfries titolare, a volte parte un altro giocatore. So bene che quel ragazzo dà sempre il 200% per il suo club, lui vola sempre in porta, fa assist, fa gol e torna a difendere. Per me lui è un giocatore perfetto. Poi c’è Stefan che è il cervello della difesa nerazzurra. Lui è molto intelligente e carismatico, è un leader e un ragazzo fantastico. Gli anni stanno passando anche per lui, ma il ragazzo è così tanto maturo che può stare ancora ad altissimi livelli per altri anni. Tutti agli europei in Germania pensavano De Ligt titolare, invece ha giocato sempre De Vrij. Lui è un difensore fantiastico, un leader nato come Leonardo Bonucci. E’ uno di quei giocatori che guida la squadra, incita sempre i suoi compagni e indica la strada”.

SportMediaset

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Sabatini: “Esaminate i motivi invece di urlacchiare sull’Inter”

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Durante un’intervista ai microfoni quel quotidiano Libero, Walter Sabatini ha parlato della Serie A e dell’Inter. Queste le parole dell’ex dirigente nerazzurro:

“Adesso mi sto riprendendo piano piano. Sono stato in coma per 25 giorni e mi hanno imbottito di cortisone. Non stavo bene, non avevo più i supporti muscolari giusti e di conseguenza mi sono fratturato una gamba. Adesso cammino male e non posso ancora andare a vedere una partita allo stadio. Mi manca tanto lo stadio perché vedere una partita in TV è un’altra cosa. A parte i miei problemi personali, parliamo di calcio che è meglio”.

Sabatini parla dell’Inter: “Leggo sui giornali e ascolto in TV che l’Inter in cinque partita ha otto punti, invece l’anno scorso ne aveva quindici. E quindi? Cosa vogliono raccontarci con questo? Bisogna esaminare i motivi piuttosto che urlacchiare. Questi punti in meno sono figli solamente di distrazioni difensive e di una fragilità strana, che sono ovviamente cose da correggere. Per me l’Inter è la squadra più forte del campionato e se recupera e mette in campo l’attenzione della scorsa stagione, torna tutto come prima. Prima del derby mi ha disturbato molto vedere Fonseca accusato di tutto, mancava che gli addebitassero gli allagamenti in Romagna. Questo derby è stato vinto perché il Milan è sceso in campo come vittima sacrificale, come una squadra disperata. Però nel calcio vince la tranquillità”.

Libero

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Michele Serena: “Le mie lacrime vere, finte quelle di tanti altri”

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Michele Serena, ex difensore dell’Inter, ha parlato del famoso cinque maggio 2002. Queste le sue parole ai microfoni di Non è più domenica:

“Le mie lacrime dopo quella partita erano vere, invece quelle di tanti altri erano semplicemente finte. Perché era la prima e l’ultima volta che mi capitava di poter vincere uno scudetto. Alla fine della sfida c’è stato un grande casino, perché avevamo perso una grande e unica occasione come quella stagione lì. Ormai è andata e l’Inter subito dopo si è largamente rifatta”.

Serena ha parlato anche delle scelte di Hector Cuper in quella partita: “Lui ha preferito Gresko al posto mio, in quell’occasione è stata l’unica volta che ho litigato con un allenatore, per il semplice fatto che dovevo giocare io quella partita e non Gresko. Certo, venivo da un infortunio e il mister ha fatto le sue scelte, però io rischiai di farmi del male per recuperare in tempo. Mi chiese di scaldarmi per entrare nel secondo tempo, pensavo lo facesse appena cominciato l’intervallo, invece no. Dopo prendemmo subito gol e Cuper fu obbligato a mettere dentro tutti gli attaccanti. Ricordo che avevo un fioretto in quel cinque maggio e se avessimo vinto il campionato avrei smesso di giocare a pallone. E’ stata una grandissima amarezza, perché in quindici anni di Serie A mi è capitato solo una volta di avere la possibilità di vincere lo scudetto. Bastava solo la vittoria, a prescindere dal risultato della Juve”.

Non è più domenica

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